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Carine il richiamo del Brasile


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
23.04.2025    |    12    |    0 6.0
"Non riuscivo a togliermela dalla testa..."
Non riuscivo a togliermela dalla testa.

I giorni dopo la sua partenza erano un tormento. Ogni volta che facevo l’amore con mia moglie, vedevo lei. Ogni volta che entravo in bagno, sentivo ancora il sapore del suo pompino. Ogni notte mi svegliavo con il suo nome sulle labbra: Carine.

Poi un messaggio. Breve, deciso.
— Ti aspetto. Volo diretto su Recife. Voglio ancora tutto.

Non ci pensai due volte.



Atterraggio bollente

Il Brasile mi accolse con caldo, umidità e odori intensi. Ma il vero fuoco arrivò quando la vidi all’aeroporto. Carine, con un top cortissimo e un paio di shorts che lasciavano metà culo fuori. Era abbronzata, splendida, sfacciata.
Mi abbracciò. Il suo seno nudo sotto il tessuto aderente mi sfiorò il petto.
— Non hai idea di quanto mi sia mancato il tuo cazzo.

Salimmo in taxi. Seduta accanto a me, mi prese la mano e se la infilò tra le cosce. Niente mutandine, ovviamente. Era fradicia.
— Tocca, senti. È da giorni che mi preparo.



L’appartamento tropicale

Il suo appartamento dava sull’oceano. Le palme si muovevano lente, il mare mandava onde dolci. Ma dentro, era un inferno.

Appena entrati, mi spinse contro il muro e si mise in ginocchio. Me lo prese in bocca senza dire una parola. Solo suoni umidi, profondi, disperati.
— Ne avevo bisogno. Volevo il tuo sapore. Voglio averlo addosso tutta la settimana.

Le tolsi i vestiti e la sollevai in braccio. La portai sul letto e la penetrai con violenza, il suo corpo aperto e arrendevole sotto di me.
Figa. Culo. Bocca. Alternati senza pietà.
— Spaccami. Vienimi dentro. Fallo anche mentre dormo.



Giorni e notti senza sosta

Ogni ora, ogni stanza, ogni angolo del suo appartamento diventava un teatro di scopate selvagge. In cucina mentre cucinava. Sotto la doccia. Sull’amaca del balcone. La prendevo ovunque.

Il suo corpo era una droga. La sua voce, i suoi gemiti trattenuti mentre si mordeva il cuscino, mi mandavano fuori controllo.
— Non voglio altro uomo. Solo tu. Solo il tuo cazzo. Sempre.

Una notte, mentre pioveva forte fuori, mi chiese di legarla. La misi a pancia in giù, polsi stretti, e la scopai a lungo nel culo, lento, crudele.
— Fammi male. Voglio portare i tuoi segni in spiaggia.



L’ultima sera

Stavamo per cenare sul terrazzo. Lei si alzò dal tavolo e si mise a cavalcioni sopra di me. Nuda. I vicini potevano vedere, ma lei non se ne curava.
— Vienimi dentro qui, sotto le stelle. Fammi tua davanti al cielo.

Quando venni, lei restò ferma, tremando, poi mi baciò piano sul petto.
— Ora puoi tornare. Ma io… io ti avrò sempre dentro.



Il ritorno

Ripartii il giorno dopo. Mia moglie mi accolse con un sorriso tenero. Ma dentro di me, ogni fibra era ancora legata al corpo di Carine. Al suo profumo. Al suo sguardo complice. Alla bocca che sapeva farmi impazzire.

Avevo avuto tutto. Di nuovo. E sapevo che, un giorno, ci sarebbe stata una terza volta.
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